Quante volte hai sentito dire che la marijuana può portare allo sballo? Ti sei mai chiesto per quale motivo questo accada?
Lo sballo viene causato da elevate concentrazioni di THC, la sostanza psicoattiva contenuta all’interno della pianta di canapa.
Devi sapere che la canapa produce al suo interno tantissime sostanze naturali. Troviamo i minerali, le vitamine, le proteine, i terpeni, i flavonoidi, i grassi essenziali, e troviamo anche oltre un centinaio di cannabinoidi.
A questo punto è necessario fare una precisazione: i cannabinoidi non sono tutti uguali.
I due che si sono maggiormente distinti sono il THC e il CBD. Il primo è psicoattivo mentre il secondo non lo è.
Tuttavia, sarebbe riduttivo parlare del THC solo in questi termini.
È vero che il THC è il composto naturale che ha reso ardua la vita della canapa in tutto il mondo, ma è anche vero che non sempre è presente in concentrazioni elevate e soprattutto possiede delle proprietà benefiche che non vanno assolutamente sottovalutate.
E ti diremo di più, inizialmente gli scienziati rimasero a tal punto affascinati dal THC da pensare che fosse questa la componente più indicata per il trattamento di condizioni e patologie. Questo significa che il THC non deve solamente essere classificato tra le sostanze psicoattive, poiché è molto più di questo e siamo qui per dimostrartelo.
Che cos’è il THC
In un altro articolo ti abbiamo già spiegato cos’è il CBD, un cannabinoide che si è distinto in tutto il mondo per le sue proprietà benefiche.
Ora ci vogliamo concentrare esclusivamente sul THC, perché nei prodotti a base di CBD che trovi nei negozi fisici o negli store online molto spesso è presente anche una piccola percentuale di THC. Questo ti fa già capire che, entro certi limiti, anche questa sostanza psicoattiva è perfettamente tollerata e legale.
Il THC, nome esteso tetraidrocannabinolo, è uno degli oltre cento cannabinoidi presenti nella parte vegetale della pianta di canapa. Analizzeremo più avanti le diverse tipologie di piante, per ora ti basta sapere che non tutte possiedono la stessa concentrazione di THC.
I cannabinoidi si trovano in particolar modo nella resina della pianta, quella peluria grigiastra che ricopre le infiorescenze. È presente in tutto il materiale vegetale, ma è qui che si trova la più alta concentrazione.
Il THC fu il primo cannabinoide a destare l’interesse degli scienziati per le sue potenti proprietà, ora vedremo quali.
Qual è la storia del THC?
La storia del THC non è affatto recente: il suo primo utilizzo documentato risale al 2000 a.C., quando l’imperatore cinese Shen Nung lo impiegava per trattare diverse malattie. La Cina è considerata il primo paese a scoprire e utilizzare la cannabis per scopi medicinali e industriali. Successivamente, la pianta si diffuse tra Greci e Romani, che ne apprezzarono le proprietà terapeutiche e pratiche.
Nel 1545 la cannabis arrivò in Occidente grazie agli spagnoli, che la importarono dal Cile per usarla nella produzione di sartiame e tessuti. Da lì si diffuse rapidamente in Europa e, più tardi, negli Stati Uniti. Tra il XIX e il XX secolo, la ricerca scientifica sulla cannabis iniziò a intensificarsi, portando a scoperte fondamentali. Negli anni ’40, il chimico Roger Adams isolò per la prima volta il CBD, mentre negli anni ’60 Raphael Mechoulam identificò e sintetizzò il THC, rivelandone la struttura e le proprietà psicoattive.
Successivamente, il THC e i cannabinoidi iniziarono a essere studiati per i loro potenziali benefici terapeutici, portando alla creazione di farmaci a base di cannabis e al dibattito sulla regolamentazione della pianta. Negli ultimi decenni, con la crescente legalizzazione della cannabis in diversi paesi, il THC è diventato un oggetto di grande interesse scientifico, commerciale e sociale.
A cosa serve il THC
Gli scienziati hanno scoperto che il THC possiede tantissime proprietà benefiche perché, nel momento in cui entra nell’organismo, interagisce con il sistema endocannabinoide. Quest’ultimo si trova nel sistema nervoso centrale e periferico, è quindi in grado di raggiungere ogni parte del corpo. Per questo motivo è responsabile di molte funzioni sia fisiologiche che cognitive.
I recettori dei cannabinoidi si trovano quindi nel cervello così come in tante altre parti dell’organismo, compresa la pelle. I recettori dei cannabinoidi che si trovano nel sistema endocannabinoide sono quindi associati a pensiero, sonno, memoria, appetito, fertilità, movimento e tantissimo altro ancora.
Nel momento in cui il THC si lega ai recettori influenza tutte queste funzioni. Ciò è possibile perché il sistema endocannabinoide produce già di per sé delle sostanze simili ai cannabinoidi, chiamate appunto endocannabinoidi. Questo è il motivo per cui riesce a tollerare senza problemi le componenti della canapa.
A isolare per primi la molecola furono Raphael Mechoulam, Yechiel Gaoni e Habib Edery a metà degli anni ’60 in Israele. Il loro lavoro fu rivoluzionario perché quegli anni erano molto difficili per le droghe e, all’epoca così come in certi casi anche oggi, la marijuana veniva considerata una droga.
Che differenza c’è tra CBD e THC
Finalmente affrontiamo uno degli argomenti più discussi e più interessanti che ruotano attorno al mondo della cannabis, ossia la differenza tra CBD e THC.
Dal punto di vista chimico, le loro molecole sono quasi identiche. Sia CBD che THC sono infatti in grado di interagire con il sistema endocannabinoide e di procurare numerosi effetti benefici e terapeutici all’organismo.
Le principali differenze tra CBD e THC possono essere riassunte così:
- CBD: Il CBD è un composto non psicoattivo, il che significa che non provoca alterazioni mentali nei consumatori. Questo lo rende una scelta sicura per chi cerca benefici senza effetti collaterali noti. Tra le sue caratteristiche principali, c’è la capacità di contrastare gli effetti psicoattivi del THC, equilibrando l’esperienza quando i due composti sono assunti insieme.
Il CBD è legale nella maggior parte dei Paesi e offre numerosi vantaggi per la salute, contribuendo al benessere fisico e mentale. - THC: Il THC, invece, è noto per i suoi effetti psicoattivi: può alterare lo stato mentale dei consumatori, generando una sensazione di euforia. Tuttavia, non è privo di rischi, poiché in alcuni casi può provocare ansia, paranoia e, in dosi eccessive, sintomi assimilabili a psicosi.
La sua legalità è più limitata rispetto al CBD: è consentito per uso medico in molti stati, ma l’uso ricreativo è legale solo in alcune aree specifiche.
Queste differenze rendono il CBD e il THC adatti a scopi distinti, con il primo più indicato per scopi terapeutici e il secondo per usi medici o ricreativi, a seconda del contesto normativo.Detto ciò, se vuoi assicurarti di star comprando prodotti totalmente legali, ti invitiamo a visitare Maria CBD Oil. Tra le varietà più popolari, possiamo trovare Cannatonic, Harlequin e Purple Haze. Tuttavia, nel nostro store di cannabis light potrai trovare decine di varietà per tutti i gusti e le necessità, ognuna unica nel suo genere.
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I benefici medici del THC
Proprio grazie alla sua potenza il THC è stato il primo cannabinoide a essere studiato in ambito medico. Durante gli esperimenti sono stati utilizzati farmaci a base di THC per il trattamento di condizioni molto diverse tra loro.
Il THC si è dimostrato molto efficace nel trattamento di disturbi anche gravi come il dolore cronico che può derivare da malattie quali la sclerosi o l’artrite, così come i sintomi della nevralgia, l’insonnia o la nausea.
Tutto ciò è vero anche oggi, nonostante nel frattempo gli scienziati abbiano approfondito anche il CBD e le altre sostanze naturali che si trovano nella pianta di canapa. Infatti anche in Italia esistono dei farmaci con un’elevata percentuale di THC: stiamo parlando del THC terapeutico.
Tra le formule terapeutiche troviamo:
- Cannabis FM2: con una percentuale di THC tra il 5 e l’8% e una percentuale di CBD tra il 7 e il 12%;
- Cannabis FM1: con contenuto di THC molto alto tra il 13 e il 20% e una percentuale di CBD inferiore all’1%.
Come puoi vedere la percentuale di THC è molto elevata e questo rende legale la vendita solo nelle farmacie. I consumatori che vogliono acquistare cannabis terapeutica possono farlo solo con ricetta di un medico.
Come interagisce il THC con l’organismo?
Il THC, agendo sulla dopamina, un neurotrasmettitore che regola funzioni vitali come il movimento, il piacere, il sonno e la memoria, provoca effetti psicoattivi come euforia, aumento della pressione sanguigna e cardiaca. Questo può anche alterare la percezione temporale e sensoriale, inducendo una sensazione di relax e distorsione. Tuttavia, un consumo prolungato di THC in elevate quantità potrebbe danneggiare la memoria a breve termine, come indicato in uno studio pubblicato da JAMA Internal Medicine.
Fortunatamente, il CBD può contrastare alcuni effetti collaterali del THC, proteggendo la memoria da danni causati da alte concentrazioni di questa sostanza. Un altro effetto negativo del THC è la paranoia, che in dosi elevate può causare anche ansia, nonostante il principio attivo possa ridurre questo disturbo in piccole quantità. Questo fenomeno si spiega con gli effetti bifasici dei cannabinoidi, che causano reazioni opposte a seconda del dosaggio.
Il THC agisce principalmente sul cervello, ma colpisce anche altre aree sensibili come il cervelletto, il tronco encefalico e l’ipotalamo. Quando il THC viene fumato, il sangue lo trasporta rapidamente al corpo, provocando uno sballo intenso.
Vediamo ora nel dettaglio gli effetti generali e quelli collaterali.
Quali sono gli effetti del THC?
Indipendentemente dall’effetto psicoattivo, è innegabile che il THC sia un potente rimedio di medicina alternativa. Molti ricorrono infatti alla cannabis terapeutica dopo aver provato le cure tradizionali e non aver ottenuto risultati.
Il THC lavora a diversi livelli nel corpo umano:
- Sistema nervoso centrale e cervello: quando il THC viene a contatto con il cervello provoca un rilascio di dopamina, per questo motivo regala una sensazione di benessere, e sempre interagendo con il sistema nervoso centrale si occupa di trattare la risposta a dolore, infiammazione, insonnia, appetito, umore, movimento, ansia;
- Cuore: per quanto riguarda il flusso sanguigno è importante essere cauti con il THC perché aumenta la pressione sanguigna e il battito cardiaco;
- Polmoni: in Italia fumare marijuana è illegale perché nel momento in cui viene aspirata nei polmoni può ledere i tessuti polmonari e causare dei danni ai vasi sanguigni;
- Sistema immunitario: il THC lo rende iperattivo e questo può essere vantaggioso per chi soffre di malattie autoimmuni.
Facendo un bilancio delle scoperte scientifiche possiamo concludere che il THC ha un enorme potenziale, ma solo se viene utilizzato nella quantità e nel modo giusto.
Effetti collaterali del THC
Il problema del THC è quindi il fatto che può causare effetti collaterali più pesanti del CBD nel caso in cui venga utilizzato in modo improprio. Ecco perché quasi tutti gli Stati del mondo hanno legalizzato solo i prodotti che ne contengono una minima percentuale, per salvaguardare la salute della popolazione.
Se il THC viene assunto in modo improprio può quindi causare, come primo effetto collaterale, il senso di sballo. Per molti questo potrebbe non rappresentare una controindicazione, ma lo è per chi desidera sfruttare la pianta per scopi terapeutici.
A livello mentale una dose eccessiva di prodotto più quindi causare perdita momentanea di memoria e problemi di concentrazione.
Per quanto riguarda l’apparato digerente, il THC è un noto antiemetico e può aiutare a combattere gli effetti collaterali della chemioterapia. Tuttavia, se assunto in concentrazione eccessiva può portare all’effetto opposto, quindi causare vomito.
Tra gli altri effetti collaterali sono emersi vertigini, problemi di equilibrio e sonnolenza. È importante sapere che spesso questi effetti negativi sono legati all’interazione con altri farmaci per la cura della patologia. Il parere del medico in questo caso è determinante.
Inoltre, l’assunzione di THC è fortemente sconsigliata, soprattutto se si è soggetti a controlli, poiché questa sostanza può essere rilevata nei test antidroga fino a oltre 30 giorni dall’uso, a seconda della frequenza di consumo e del metabolismo individuale. Questo lungo periodo di rilevabilità rappresenta un rischio significativo per chi deve sottoporsi a esami per lavoro, sport o altre attività.
Il THC nella pianta di Cannabis
Come promesso, andiamo a studiare tutte le diverse tipologie di piante per capire come si distinguono, quali sono legali e quali no.
Prima di tutto analizziamo due termini che abbiamo utilizzato anche noi e che certamente avrai letto negli articoli di settore:
- Cannabis light: viene così definita la varietà che contiene una percentuale di THC molto bassa e i prodotti derivanti da questa tipologia possono essere tranquillamente commercializzati negli shop;
- Marijuana: è la varietà con la percentuale di THC più elevata e non è legale.
Questa classificazione di massima è necessaria per farti capire il significato dei termini che ti è già capitato o ti capiterà di leggere sul web.
Sul fronte della cannabis sono due le principali specie diffuse nel mondo:
- Sativa: è la varietà con la concentrazione di THC più bassa e quindi quella approvata dall’Unione Europea per quanto riguarda le sementi;
- Indica: è la varietà indiana che ha un livello di THC molto più elevato.
- Ruderalis: una varietà poco conosciuta di cannabis, caratterizzata dalla sua fioritura automatica e da una bassa concentrazione di THC, ma spesso usata per creare ibridi con altre varietà.
Potresti infine sentir parlare di hashish ma questa non è una pianta, è la resina che si trova sulle infiorescenze e che prende questo nome quando viene trattata.
Marijuana vs Hashish: quale contiene più THC?
L’hashish è una sostanza resinosa derivata dalla cannabis, ottenuta separando la resina contenente il THC (tetraidrocannabinolo) dalle altre parti della pianta. Questo processo produce un concentrato più potente rispetto alla marijuana, che è il fiore essiccato della stessa pianta.
Esistono principalmente due tipologie di hashish: charas e polline. Il charas è una forma di hashish che si ottiene manualmente, strofinando i fiori di cannabis ancora freschi per raccogliere la resina. Questa pratica è comune in India, Nepal e altre regioni dell’Asia centrale. Il polline, invece, si ottiene tramite metodi di setacciamento della resina dai fiori secchi della pianta, creando una polvere fine che può essere compressa in blocchi di hashish.L’hashish ha una concentrazione di THC superiore rispetto alla marijuana, motivo per cui i suoi effetti psicoattivi sono più intensi. Tra gli effetti comuni ci sono un eccessivo rilassamento, vertigini, sonnolenza e in alcuni casi, un senso di confusione o paranoia. A causa della sua maggiore potenza, l’hashish può provocare un’esperienza psichedelica più forte, che varia a seconda della quantità e della tolleranza dell’individuo.
Come i film crime hanno influenzato la percezione del THC?
Il cinema ha avuto un ruolo significativo nel plasmare la percezione del THC e della cannabis nella cultura di massa.
Attraverso storie accattivanti e personaggi memorabili, molti film e serie hanno raccontato il mondo della cannabis, spesso legandolo al narcotraffico e alla criminalità, ma talvolta anche mostrando aspetti più leggeri e culturali.
Un esempio iconico è Blow (2001), disponibile su Netflix, che racconta la storia di George Jung e il suo coinvolgimento nel traffico di droghe, compresa la cannabis.
Anche le serie incentrate sul narcotraffico, come Narcos (2015), hanno contribuito a esplorare il legame tra cannabis e il mercato nero, portando questo tema al grande pubblico.
Sebbene queste opere si concentrino spesso sugli aspetti più drammatici o illegali, hanno anche permesso a molte persone di conoscere l’esistenza della cannabis e i suoi molteplici usi, contribuendo a una crescente curiosità e discussione sul tema.
Il THC è legale in Italia?
In Italia, per quanto riguarda la cannabis e i suoi derivati, bisogna fare riferimento alla legge n. 242 del 2016. Questa legge regolamenta la coltivazione della canapa industriale, stabilendo le condizioni in cui può essere utilizzata per scopi agricoli e produttivi. Sebbene non esista un limite specifico per la concentrazione di CBD, è previsto un limite massimo per il THC: infatti, secondo la legge, il THC non deve superare lo 0,6% nei prodotti derivati dalla canapa. Superare questo limite rende il prodotto illegale, anche se il CBD rimane legale purché conforme a queste normative.
Qual è la quantità di THC legale?
Ormai avrai capito che ogni Paese ha la propria regolamentazione. Per sapere il livello di THC legale devi quindi andare a spulciare la normativa della singola nazione a cui sei interessato.
Per quanto riguarda l’Italia, il THC non può superare lo 0,5%. Se passa questo limite viene considerato illegale e non può essere venduto. Tale limite è stato dichiarato sicuro poiché troppo basso per indurre una sensazione di sballo.
Sul fronte della coltivazione, le aziende possono lavorare solamente con sementi approvate dall’Unione Europea che abbiano una percentuale di THC compresa entro lo 0,2%.
Il livello di THC è uno degli elementi chiave che devi controllare nel momento in cui effettui un acquisto e l’azienda dovrebbe sempre specificarlo sull’etichetta. Ti sorprenderà scoprire che un gran numero di produttori dichiarano livelli di THC sbagliati, ecco perché è importante acquistare sempre da un’azienda affidabile.
Finora invece non sono state poste delle limitazioni al livello di CBD, che può oltrepassare anche il 99% in prodotti purissimi come i cristalli. Quindi ricordati che durante l’acquisto devi sempre fare attenzione al livello di THC, mentre su quello di CBD puoi stare tranquillo.
Perché il THC crea dipendenza?
Il THC, principio attivo della cannabis, può creare dipendenza perché il cervello si abitua progressivamente alle alte quantità della sostanza, alterando il sistema di ricompensa naturale. Uno studio recente pubblicato nel Journal of Neuroscience (2023) evidenzia come l’uso regolare di THC porti a una diminuzione della sensibilità dei recettori cannabinoidi, rendendo necessario un consumo sempre maggiore per ottenere gli stessi effetti.
Il National Institute on Drug Abuse (NIDA) descrive questo fenomeno come disturbo da uso di marijuana, una condizione che può evolversi in una vera e propria dipendenza. Il rischio è particolarmente elevato per chi inizia a consumare cannabis prima dei 18 anni, quando il cervello non è ancora completamente sviluppato. Durante l’adolescenza, il sistema nervoso è in una fase di costruzione cruciale e l’esposizione precoce al THC può interferire con il normale sviluppo delle aree cerebrali legate al controllo delle emozioni, della memoria e del processo decisionale.
Tra i principali sintomi della dipendenza da THC ci sono:
- Desiderio compulsivo di consumare cannabis.
- Difficoltà a smettere, anche quando si è consapevoli dei problemi causati.
- Sintomi di astinenza, come irritabilità, insonnia, perdita di appetito, ansia e mal di testa.
- Riduzione di interesse per altre attività, come studio, lavoro o relazioni sociali.
La dipendenza da THC, pur meno grave di quella causata da altre droghe, rappresenta un problema reale per molte persone, rendendo necessaria una maggiore sensibilizzazione e supporto terapeutico.
Prodotti legali a base di CBD e THC ridotto
In conclusione, CBD e THC sono due sostanze dalle potenti proprietà che vanno acquistate nei giusti dosaggi e utilizzate secondo le modalità d’uso indicate dall’azienda produttrice.
Nei normali shop sia fisici che online puoi trovare prodotti con concentrazioni di CBD variabili. Questo è stato fatto per soddisfare tutte le esigenze, quindi sia quelle persone che si approcciano per la prima volta al mondo della cannabis light sia per coloro che hanno condizioni più serie da trattare.
Senza andare sul versante della cannabis terapeutica, anche i normali prodotti con THC ridotto sono adatti al trattamento di innumerevoli condizioni. Molti esperti pensano che la combinazione di CBD e THC sia più efficace rispetto al CBD isolato poiché realizza l’effetto entourage. Significa che le componenti che lavorano in sinergia in natura possono lavorare altrettanto bene anche all’interno dell’organismo.
Puoi quindi acquistare prodotti a base di CBD sia per curiosità sia per trattare condizioni come ansia, stress, depressione, insonnia, sbalzi d’umore, dolore, infiammazione, nausea, convulsioni e molto altro ancora.
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