Numerosi tentativi di opposizione a questa legge sono stati messi in campo, dalle associazioni del settore alle conferenze stampa organizzate dalla Camera dei deputati, passando per studi e ricerche che evidenziavano l’enorme potenziale economico della vendita di infiorescenze light in vari settori. Eppure niente di tutto ciò è servito.
Il 4 aprile 2025 il nostro governo ha approvato il Decreto Sicurezza, il quale considera la cannabis light, quindi con THC entro i limiti precedentemente stabiliti dalla legge, una sostanza stupefacente.
Inutile spiegare il grande impatto economico negativo che questa decisione eserciterà su tutti gli agroalimentari e commercianti del settore, pari a 2 miliardi di euro e che lascerà a casa oltre 20 mila lavoratori impiegati a tempo pieno.
Il Decreto entrerà in vigore 24 ore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La pubblicazione è prevista nei prossimi giorni; pertanto, si prevede che le nuove disposizioni saranno operative entro la metà di aprile 2025.
Tempistiche di smaltimento dopo la nuova legge sulla cannabis light
La nuova legge sulla cannabis light non prevede tempistiche specifiche per lo smaltimento dei prodotti già in possesso delle aziende. Con l’entrata in vigore della legge, improvvisamente le aziende si troveranno a essere detentrici di sostanze stupefacenti, con conseguenti rischi legali molto gravi.
Infatti, la vendita, la distribuzione o la detenzione di cannabis light al di sopra dei limiti stabiliti dalla legge costituiscono un illecito grave, con sanzioni che potrebbero compromettere seriamente l’attività delle imprese coinvolte.
Secondo molti, questa situazione è particolarmente ingiusta, poiché i prodotti già in possesso delle aziende dovrebbero essere smaltiti con operazioni apposite per garantire la sicurezza e la corretta gestione delle sostanze. L’assenza di indicazioni chiare su come procedere crea un vuoto normativo che aggrava ulteriormente la situazione.
Un consiglio per le aziende è quello di isolare i prodotti contenenti cannabis light in un magazzino separato e di mantenere tutta la documentazione che certifichi che i prodotti sono stati acquistati o prodotti prima dell’entrata in vigore della legge. Inoltre, è fondamentale astenersi dalla vendita fino a che la situazione legale non si chiarisca completamente, evitando così rischi legali.
L’impatto della legge sul CBD
Secondo l’avvocato Bulleri, la nuova legge sulla cannabis in Italia avrebbe un impatto diretto anche sugli oli al CBD ottenuti da infiorescenze di cannabis.
In particolare, questi prodotti diventerebbero illegali se derivati da fiori di cannabis, in qualsiasi forma. Tuttavia, la legge non estende questa illegittimità agli oli ottenuti da altre parti della pianta, come le foglie, né a quelli sintetici.
Il decreto stabilisce che è vietata l’importazione, la lavorazione, la detenzione, la cessione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l’invio, la spedizione, la consegna, la vendita al pubblico e il consumo di prodotti contenenti infiorescenze di canapa, anche se semilavorate, essiccate o triturate, inclusi estratti, resine e oli derivati.
Questo divieto rende illegale, quindi, la vendita e l’uso di prodotti come oli al CBD derivati dai fiori di cannabis, anche se con bassi livelli di THC, con un impatto significativo sul mercato della cannabis light.
Conclusione
La nuova legge sulla cannabis light ha suscitato ampie reazioni, in particolare da parte degli agricoltori e delle associazioni di settore, che temono un impatto negativo sulle loro attività.
La preoccupazione per la chiusura di molte aziende agricole e la possibilità di violazioni delle normative europee solleva dubbi su una decisione che, secondo alcuni, rischia di danneggiare un settore in forte espansione.
Con il futuro della cannabis light in Italia ancora incerto, sarà importante monitorare come questa normativa influenzerà l’economia e le politiche agricole del Paese.