CBDA: cos’è, effetti e differenze con il CBD

Tutti conoscono il CBD: uno dei composti più famosi della cannabis, insieme al THC, con incredibili proprietà antinfiammatorie, analgesiche, rilassanti che promuovono un benessere generale del corpo. Ma in pochi sono a conoscenza del CBDA, ovvero l’acido cannabidiolo, e di come rappresenti la forma “madre” del famoso CBD.

Il CBDA è infatti il composto presente naturalmente nella pianta di cannabis fresca, prima che il calore (come quello della combustione o della cottura) lo trasformi in CBD attraverso un processo chiamato decarbossilazione. 

Per anni è stato poco considerato, ma le ricerche più recenti stanno rivelando il suo grande potenziale terapeutico: proprietà antinfiammatorie, antiemetiche (contro nausea e vomito), ansiolitiche e persino anticancerogene.

Cos’è il CBDA?

Il CBDA, o acido cannabidiolo, è un composto naturale presente nella materia vegetale vivente della pianta di cannabis. Si tratta della forma acida e non psicoattiva del più noto CBD, da cui deriva attraverso un processo chimico chiamato decarbossilazione, ovvero l’esposizione al calore che modifica la struttura molecolare del CBDA trasformandolo in CBD. 

Nella cannabis esistono oltre cento cannabinoidi, e molti di questi – incluso il CBDA – derivano da un composto precursore comune: il CBGA (acido cannabigerolico). In particolare, il CBGA si combina con specifici enzimi e si trasforma in diversi acidi cannabinoidi, tra cui CBDA, THCA e CBCA. 

Questi acidi sono fondamentali per le proprietà terapeutiche della pianta. Una volta assunto, il CBDA può interagire con il sistema endocannabinoide umano, contribuendo al mantenimento dell’equilibrio fisiologico e influenzando funzioni chiave come infiammazione, umore, dolore e risposta immunitaria.

La differenza tra CBD e CBDA

Sebbene CBD e CBDA siano strettamente legati, esistono importanti differenze tra i due composti. Il CBDA (acido cannabidiolo) è la forma acida e grezza del CBD, presente nella pianta fresca e non trattata. Solo attraverso la decarbossilazione – un processo che avviene tramite esposizione al calore, come durante l’essiccazione o la combustione – il CBDA si trasforma in CBD, la forma più stabile e conosciuta. 

A livello chimico, il CBDA contiene un gruppo carbossilico in più, che lo rende leggermente diverso nella struttura e nell’attività biologica. Inoltre, mentre il CBD è ampiamente studiato per le sue proprietà antinfiammatorie, analgesiche e ansiolitiche, il CBDA mostra promettenti effetti sulla nausea, l’infiammazione e l’ansia, agendo attraverso meccanismi leggermente diversi, come l’inibizione dell’enzima COX-2. In sintesi, il CBDA è il precursore naturale del CBD, con un profilo terapeutico distinto e complementare.

CBDA: effetti benefici potenziali

Il CBDA (acido cannabidiolico) sta emergendo come un composto di grande interesse nella ricerca scientifica, grazie ai suoi potenziali effetti benefici distinti dal CBD. Presente nella pianta di cannabis allo stato grezzo, il CBDA offre proprietà che potrebbero essere utili in diversi ambiti della salute e del benessere. 

Studi preliminari indicano che, nonostante sia ancora poco conosciuto, potrebbe giocare un ruolo significativo nel supportare il sistema endocannabinoide e modulare diverse funzioni fisiologiche.

Ecco alcuni dei principali benefici potenziali del CBDA:

• Azione antinfiammatoria: inibisce selettivamente l’enzima COX-2, riducendo l’infiammazione in modo mirato.
  
• Effetto anti-nausea: utile soprattutto nella nausea anticipatoria, con applicazioni in ambito oncologico.
  
• Supporto contro ansia e stress: interagisce con il recettore della serotonina 5-HT1A, favorendo un miglior tono dell’umore.
  
• Possibile attività anticancerogena: alcune ricerche esplorano la sua capacità di influenzare la proliferazione cellulare in contesti tumorali.
  
• Proprietà anticonvulsivanti e neuroprotettive: osservate in studi preclinici, anche se ancora in fase sperimentale.
  

Sebbene la ricerca sia ancora in fase iniziale, il CBDA si sta dimostrando una promettente risorsa naturale che potrebbe offrire nuove prospettive terapeutiche nel panorama dei fitocannabinoidi.

Cosa dice la scienza sul CBDA?

Il CBDA, rispetto al CBD e al THC, è stato sicuramente meno studiato. Tuttavia, esistono alcune ricerche piuttosto recenti che 

Uno studio condotto nel 2020 e pubblicato sulla rivista Behavioural Pharmacology ha indagato gli effetti del cannabidiolo (CBD) e del suo precursore acido, il cannabidiolo acido (CBDA), su comportamenti legati alla paura e all’ansia in modelli murini. 

I risultati hanno mostrato che il CBD è efficace nel ridurre l’espressione della memoria della paura associata a segnali specifici (paura condizionata), mentre il CBDA ha dimostrato una maggiore efficacia nel normalizzare comportamenti ansiosi generalizzati indotti da traumi. Nessuno dei due composti ha influenzato significativamente la paura contestuale, ovvero la risposta alla paura legata all’ambiente in cui si è verificato il trauma.

Un altro studio pubblicato nel 2021 sulla rivista Neuroscience ha indagato gli effetti del trattamento cronico con acido cannabidiolo (CBDA) sulla sensibilità al dolore termico nei topi maschi e sulla iperalgesia in un modello murino della sindrome di Rett.

I risultati hanno mostrato che il trattamento cronico con CBDA ha ridotto significativamente la sensibilità al dolore termico nei topi maschi. Inoltre, nel modello murino della sindrome di Rett, il CBDA ha attenuato l’iperalgesia, suggerendo un potenziale effetto analgesico del composto.

Come assumere CBD e CBDA?

Il CBDA può essere assunto in diverse forme, a seconda delle esigenze personali e degli effetti desiderati. 

Essendo una molecola presente nella cannabis grezza, si trova principalmente in prodotti che non hanno subito processi di decarbossilazione, mantenendo intatta la sua forma acida. L’ideale sarebbe quello di assumere prodotti contenenti sia CBD che CBDA, per sfruttare il loro effetto entourage.

Tra i prodotti più comuni troviamo:

Fiori di cannabis light: Ricchi di CBDA nella loro forma naturale, soprattutto se non riscaldati. Quando vengono fumati o vaporizzati, il CBDA si converte in CBD. Per mantenere il CBDA, è possibile usarli in preparazioni a freddo (es. infusi non decarbossilati).

Hashish: A seconda del metodo di produzione, può contenere una buona quantità di CBDA. I prodotti ottenuti da resina fresca e lavorati a basse temperature mantengono il CBDA più intatto.

Oli (full spectrum non decarbossilati): Sono tra le forme migliori per assumere CBDA. L’olio viene estratto dalla pianta senza applicare calore, preservando il composto nella sua forma acida.

Capsule CBD: Pratiche e dosate con precisione, spesso contengono estratti grezzi con concentrazioni di CBDA.

Creme e unguenti topici: Utilizzati per applicazioni locali, possono contenere CBDA per benefici legati a infiammazioni e dolori localizzati.

Liquidi per sigarette elettroniche: Alcuni e-liquid formulati a basse temperature includono CBDA per un’esperienza alternativa di vaporizzazione.

Cristalli di CBD: Forme isolate e pure del composto, perfette per chi cerca un dosaggio preciso o l’aggiunta a formulazioni personalizzate.

Conclusione

In conclusione, il CBDA rappresenta una forma ancora poco conosciuta ma estremamente interessante dei cannabinoidi presenti nella cannabis. Con le sue potenziali proprietà antinfiammatorie, ansiolitiche e antitumorali, sta attirando sempre più l’attenzione della ricerca scientifica e dei consumatori attenti al benessere naturale. 

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