Probabilmente, non ne hai mai sentito parlare, ma gli alcaloidi rappresentano la base di oltre il 60% dei farmaci di origine vegetale che milioni di persone utilizzano tutti i giorni.  

La cannabis si trova da sempre al centro di molteplici dibattiti dalle opinioni contrastanti, in quanto si tratta di una pianta complessa, ricca di composti attivi dalle proprietà sorprendenti e ancora in parte inesplorate. Tra questi, oltre ai ben noti cannabinoidi come THC e CBD, esistono sostanze meno conosciute ma altrettanto interessanti, proprio loro: gli alcaloidi della cannabis. Il loro ruolo è ancora oggetto di ricerca, ma i primi studi suggeriscono potenziali effetti biologici che meritano attenzione.

Cosa sono gli alcaloidi?

Gli alcaloidi sono una classe estremamente ampia di composti organici caratterizzati dalla presenza di almeno un atomo di azoto nella loro struttura, generalmente inserito in un anello eterociclico. Questa configurazione conferisce loro proprietà basiche (cioè alcaline) e una notevole reattività chimica, che spesso si traduce in effetti biologici marcati sull’uomo e su altri organismi. 

Gli alcaloidi sono prodotti del metabolismo secondario delle piante, ovvero di quei processi non essenziali per la crescita immediata, ma fondamentali per la difesa, la riproduzione e la sopravvivenza della pianta stessa. Non si trovano solo nelle piante: anche funghi, batteri e animali possono produrre alcaloidi, come dimostrano gli effetti psichedelici di alcuni funghi contenenti psilocibina. 

Queste molecole, grazie alla loro diversità e potenza, rappresentano una delle fonti naturali più studiate in farmacologia e hanno dato origine a numerosi farmaci usati ancora oggi.

Il legame tra metaboliti e alcaloidi

I metaboliti sono composti chimici prodotti dagli organismi viventi durante i processi metabolici. Si suddividono in due categorie principali: metaboliti primari, essenziali per la crescita e lo sviluppo dell’organismo, e metaboliti secondari, che, pur non essendo direttamente coinvolti nei processi vitali, svolgono ruoli cruciali nella sopravvivenza e nell’adattamento dell’organismo all’ambiente.

Gli alcaloidi rientrano tra i metaboliti secondari più studiati e noti. Si tratta di composti organici azotati, spesso con strutture complesse, che le piante producono principalmente come meccanismo di difesa contro erbivori, insetti e agenti patogeni. La loro presenza conferisce spesso un sapore amaro alle piante, scoraggiando così l’ingestione da parte degli animali. Esempi noti di alcaloidi includono la nicotina, la morfina e la caffeina.

La produzione di alcaloidi da parte delle piante è un esempio di come i metaboliti secondari contribuiscano alla sopravvivenza e all’adattamento delle specie vegetali. Questi composti, pur non essendo essenziali per la crescita immediata, offrono vantaggi evolutivi significativi, come la protezione contro predatori e malattie. Inoltre, molti alcaloidi hanno trovato applicazioni in campo medico e farmacologico, grazie alle loro proprietà biologiche e terapeutiche.

Alcaloidi veri e protoalcaloidi: qual è la differenza?

Gli alcaloidi veri e i protoalcaloidi fanno parte della stessa grande famiglia di composti azotati, ma si differenziano per la loro struttura chimica, con importanti implicazioni anche sul piano farmacologico.

  • Gli alcaloidi veri si caratterizzano per la presenza dell’atomo di azoto all’interno di un anello eterociclico, ovvero una struttura ciclica che include anche atomi diversi dal carbonio. Questa configurazione conferisce loro una maggiore complessità chimica e spesso una marcata attività biologica. Tra gli esempi più noti rientrano sostanze come la morfina, la nicotina e la chinina, tutte con forti effetti farmacologici.
  • I protoalcaloidi, invece, pur derivando anch’essi da amminoacidi, presentano l’atomo di azoto al di fuori dell’anello principale della molecola. La loro struttura è quindi più semplice e meno eterociclica rispetto agli alcaloidi veri. Un esempio rappresentativo è la mescalina, alcaloide contenuto nel cactus peyote, così come l’adrenalina, prodotta anche dal nostro organismo.
alcaloidi-cannabis

La funzione degli alcaloidi prodotti dalla cannabis

Gli alcaloidi prodotti dalla cannabis, seppur presenti in quantità minime rispetto ai cannabinoidi, sembrano svolgere ruoli importanti nella fisiologia e nell’ecologia della pianta. Come avviene in molte altre specie vegetali, anche nella Cannabis sativa questi composti fanno parte del metabolismo secondario e contribuiscono alla sopravvivenza e adattamento dell’organismo vegetale. Sebbene siano ancora poco studiati, è possibile ipotizzare che gli alcaloidi della cannabis partecipino a diverse funzioni biologiche strategiche, tra cui:

  • Difesa da minacce biologiche: protezione contro insetti, funghi e batteri grazie alle proprietà tossiche o repellenti degli alcaloidi.
  • Allelopatia: rilascio di sostanze nel terreno che inibiscono la crescita di piante concorrenti nei dintorni.
  • Adattamento all’ambiente: risposta a fattori di stress ambientale come siccità, radiazioni UV o suoli poveri.
  • Supporto alla riproduzione: potenziale attrazione o repulsione per insetti impollinatori o erbivori, modulando l’interazione con l’ecosistema.
  • Conservazione delle sostanze nutritive: regolazione chimica del metabolismo per ottimizzare l’uso di risorse come azoto e carbonio.
  • Comunicazione intercellulare: possibile coinvolgimento nella segnalazione interna tra cellule vegetali durante lo sviluppo o lo stress.
  • Ruolo antimicrobico nel microbioma radicale: controllo selettivo dei microrganismi nel suolo, influenzando positivamente la salute delle radici.

Gli alcaloidi della cannabis sono parte integrante dell’equilibrio biochimico della pianta e molti ricercatori e scienziati ritengono che meritino maggiore attenzione nella ricerca botanica e farmacologica.

La cannabis contiene davvero gli alcaloidi?

Nonostante la cannabis sia spesso associata alla presenza di numerosi composti chimici, la questione degli alcaloidi nella pianta è ancora oggetto di discussione. 

Secondo alcune ricerche, gli alcaloidi sono presenti nella cannabis, ma in quantità estremamente ridotte, talmente esigue da essere considerate irrilevanti per gli effetti principali della pianta. 

Una ricerca pubblicata su Phytochemistry ha rilevato tracce di alcaloidi in alcune varietà di cannabis, ma queste tracce erano minimali e non sufficienti a influenzare in modo significativo le proprietà terapeutiche o psicoattive della pianta. 

La stessa ricerca ha suggerito che, sebbene gli alcaloidi possano avere un ruolo marginale, i cannabinoidi (come THC e CBD) e i terpeni sono i veri composti chiave per gli effetti della cannabis. Pertanto, mentre la presenza di alcaloidi nella cannabis è riconosciuta, i loro effetti e benefici sono nettamente inferiori rispetto ad altri composti più prevalenti.

Cannabinoidi, terpeni e flavonoidi

Sebbene la cannabis contenga numerosi composti chimici, i cannabinoidi, i terpeni e i flavonoidi sono senza dubbio i protagonisti principali delle ricerche scientifiche e delle applicazioni medicinali. Questi tre gruppi di composti giocano un ruolo fondamentale nel determinare gli effetti della pianta sul corpo umano e sono molto più studiati rispetto agli alcaloidi della cannabis, che pur essendo presenti, non hanno ricevuto la stessa attenzione.

Cannabinoidi

I cannabinoidi sono probabilmente i composti più noti e studiati della cannabis, grazie alla loro capacità di interagire con il sistema endocannabinoide (ECS) umano. Questo sistema, che regola numerosi processi fisiologici come il sonno, il dolore, l’umore e l’infiammazione, è influenzato in modo diretto dai cannabinoidi. I due più studiati e conosciuti sono il THC (tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo), ma ce ne sono molti altri come il CBN (cannabinolo) e il CBC (cannabicromene). Il THC è il principale responsabile degli effetti psicoattivi della cannabis, mentre il CBD è noto per i suoi effetti calmanti e terapeutici senza causare alterazioni mentali.

I cannabinoidi sono i veri protagonisti della ricerca farmacologica sulla cannabis, in quanto offrono un ampio spettro di applicazioni terapeutiche. Ad esempio, il CBD è stato studiato per il trattamento di epilessia, ansia, dolore cronico e infiammazioni, mentre il THC è utilizzato in terapia per alleviare il dolore oncologico, la nausea e altri sintomi legati alle malattie gravi.

Terpeni

I terpeni sono composti aromatici naturali che conferiscono alla cannabis il suo caratteristico odore e sapore. Ma i terpeni non sono solo responsabili della fragranza della pianta; essi giocano anche un ruolo significativo negli effetti terapeutici della cannabis. I terpeni sono presenti in molte piante, non solo nella cannabis, e sono noti per le loro proprietà terapeutiche come il miglioramento dell’umore, l’azione antinfiammatoria, la riduzione dello stress e il potenziamento dell’effetto dei cannabinoidi. Alcuni terpeni noti nella cannabis includono:

  • Limonene, che ha un effetto antidepressivo e antistress.
  • Pinene, che è noto per le sue proprietà antinfiammatorie e di supporto alla memoria.
  • Linalolo, che ha un effetto calmante e sedativo, utile contro l’ansia.

I terpeni non solo contribuiscono all’esperienza sensoriale della cannabis, ma sembrano anche migliorare l’efficacia dei cannabinoidi attraverso l’effetto entourage, un fenomeno in cui tutti i composti della pianta lavorano in sinergia per potenziare i benefici terapeutici.

Flavonoidi

I flavonoidi sono una classe di composti vegetali noti per le loro proprietà antiossidanti, anti-infiammatorie e protettive. Nella cannabis, i flavonoidi sono presenti in quantità più ridotte rispetto ai cannabinoidi e ai terpeni, ma contribuiscono ugualmente agli effetti generali della pianta. Alcuni flavonoidi, come il canflavina A, hanno mostrato promettenti proprietà anti-infiammatorie e potrebbero essere utili nel trattamento di malattie come l’artrite e le malattie neurodegenerative. Inoltre, i flavonoidi sembrano interagire positivamente con i cannabinoidi e terpeni, creando una sinergia che amplifica l’effetto terapeutico complessivo della cannabis.

alcaloidi-cannabis

Perché i cannabinoidi, terpeni e flavonoidi sono più studiati degli alcaloidi?

Sebbene gli alcaloidi della cannabis siano composti interessanti e abbiano dimostrato alcune proprietà biologiche, i cannabinoidi, i terpeni e i flavonoidi sono diventati i veri protagonisti della ricerca per diversi motivi:

  1. Interazione diretta con il sistema endocannabinoide: I cannabinoidi interagiscono direttamente con il sistema endocannabinoide umano, un sistema biologico essenziale per la regolazione di numerosi processi vitali, il che li rende i principali composti di interesse per la medicina moderna.
  2. Efficacia terapeutica comprovata: I cannabinoidi come il CBD e il THC sono stati ampiamente studiati e hanno mostrato evidenti benefici terapeutici per una varietà di condizioni, tra cui il dolore, l’ansia e le malattie neurodegenerative, che li rendono adatti per applicazioni cliniche.
  3. Synergy degli effetti: I terpeni e i flavonoidi, pur non essendo altrettanto conosciuti dei cannabinoidi, offrono un effetto sinergico che potenzia l’efficacia della cannabis nel suo insieme, un concetto noto come l’effetto entourage.
  4. Presenza prevalente nella cannabis: Rispetto agli alcaloidi, che si trovano in quantità più ridotte nella cannabis, cannabinoidi, terpeni e flavonoidi sono presenti in concentrazioni significative e influenzano in modo sostanziale gli effetti complessivi della pianta.

I potenziali benefici degli alcaloidi della cannabis

Oltre ai più noti cannabinoidi, la cannabis produce in piccole quantità anche alcaloidi, composti azotati che potrebbero avere effetti positivi sul benessere umano. Sebbene la ricerca sia ancora agli inizi, alcuni benefici ipotizzati sono i seguenti:

  • Modulazione del dolore: alcuni alcaloidi potrebbero contribuire ad attenuare la percezione del dolore agendo su specifici recettori del sistema nervoso, offrendo un supporto naturale per chi soffre di dolore cronico.
  • Effetto antinfiammatorio: questi composti sembrano possedere proprietà in grado di ridurre i processi infiammatori, potenzialmente utili in condizioni come artrite, infiammazioni intestinali o malattie autoimmuni.
  • Miglioramento dell’umore: interagendo con alcuni neurotrasmettitori, gli alcaloidi potrebbero avere un’azione riequilibrante sul tono dell’umore, contribuendo al benessere psicologico e alla gestione dello stress.
  • Azione antiossidante: alcuni studi ipotizzano che gli alcaloidi della cannabis abbiano la capacità di neutralizzare i radicali liberi, proteggendo le cellule dall’invecchiamento precoce e dai danni ossidativi.

Questi effetti, se confermati dalla ricerca scientifica, potrebbero aprire nuove strade all’uso terapeutico degli alcaloidi della cannabis, oggi ancora poco esplorati.

Gli alcaloidi della cannabis e l’Alzheimer

Una ricerca pubblicata su PubMed ha esplorato il potenziale degli alcaloidi della cannabis, composti naturali presenti anche in molte altre piante, come possibili agenti terapeutici contro la malattia di Alzheimer

Gli studiosi hanno individuato diversi meccanismi attraverso cui questi composti potrebbero aiutare a rallentare o contrastare i danni cerebrali tipici della malattia:

  • Supporto alla memoria: alcuni alcaloidi aiutano a mantenere attiva l’acetilcolina, una sostanza fondamentale per la memoria e l’apprendimento, spesso carente nei pazienti con Alzheimer.
  • Azione antiossidante: proteggono le cellule cerebrali dai danni causati dallo stress ossidativo, uno dei fattori che contribuisce alla degenerazione neuronale.
  • Effetti anti-infiammatori: riducono l’infiammazione cronica nel cervello, che aggrava i sintomi della malattia.
  • Interferenza con le placche tossiche: alcuni alcaloidi impediscono o rallentano la formazione delle proteine β-amiloide e tau, responsabili dell’accumulo di placche e grovigli nel cervello.

I ricercatori sottolineano che, pur essendo necessarie ulteriori indagini, gli alcaloidi potrebbero offrire una base promettente per lo sviluppo di nuovi trattamenti naturali e mirati per l’Alzheimer.

Gli alcaloidi della cannabis e l’effetto entourage

La cannabis è una pianta straordinariamente complessa, composta da una varietà di composti che interagiscono tra loro per produrre effetti unici sull’organismo. Tra questi composti, oltre ai noti cannabinoidi come il THC e il CBD, vi sono anche gli alcaloidi, che stanno attirando sempre più attenzione per i loro potenziali benefici terapeutici. Questi alcaloidi, seppur presenti in quantità minori, potrebbero giocare un ruolo importante nel meccanismo complesso che regola gli effetti della cannabis.

Un concetto chiave per comprendere come i vari composti della cannabis lavorano insieme è l’effetto entourage. Questo fenomeno descrive l’idea che i cannabinoidi, terpeni e altri composti presenti nella cannabis non agiscano isolatamente, ma piuttosto in sinergia, potenziando o modulando gli effetti reciproci. Gli alcaloidi, sebbene meno studiati rispetto ai cannabinoidi, potrebbero contribuire a questo effetto, influenzando la percezione del dolore, l’umore, l’infiammazione e altre funzioni fisiologiche in modo complementare agli altri composti.

La ricerca sull’effetto entourage suggerisce che l’interazione di tutti questi composti possa portare a risultati terapeutici più efficaci e bilanciati, rispetto all’uso isolato di un singolo principio attivo. In questo contesto, gli alcaloidi della cannabis potrebbero essere visti come una parte fondamentale di un quadro più ampio, capace di potenziare l’efficacia terapeutica della pianta nel suo complesso.

Altre piante che producono alcaloidi

Molte piante e anche alcuni funghi hanno sviluppato la capacità di produrre alcaloidi come parte del loro metabolismo secondario, ovvero quei processi che, pur non essenziali alla sopravvivenza immediata, sono fondamentali per l’adattamento, la difesa e la comunicazione con l’ambiente circostante. 

Di seguito vediamo alcuni esempi di specie vegetali (e non solo) che producono alcaloidi noti per le loro proprietà stimolanti, analgesiche, psicotrope o terapeutiche:

  • Il caffè (Coffea spp.) è una delle fonti più conosciute di alcaloidi grazie alla caffeina, una sostanza stimolante che agisce sul sistema nervoso centrale. Questo alcaloide è responsabile dell’effetto energizzante della bevanda, ma nelle piante ha il ruolo di deterrente contro insetti e altri predatori.
  • Il tabacco (Nicotiana tabacum) produce nicotina, un potente alcaloide psicoattivo che agisce come stimolante e crea dipendenza. Nella pianta, la nicotina ha una funzione difensiva, in quanto è tossica per molti insetti erbivori.
  • Il papavero da oppio (Papaver somniferum) è celebre per la produzione di diversi alcaloidi oppiacei, tra cui morfina e codeina, utilizzati in medicina per le loro proprietà antidolorifiche. Questi composti svolgono un ruolo di protezione nella pianta e sono tra gli alcaloidi più studiati a livello farmacologico.
  • I funghi del genere Psilocybe contengono psilocibina, un alcaloide psichedelico capace di alterare la percezione, il pensiero e l’umore. Nella natura, si ipotizza che questo composto agisca come meccanismo di difesa chimica contro predatori o infezioni microbiche.
  • La china (Cinchona officinalis), una pianta originaria del Sud America, produce chinina, un alcaloide storicamente usato nel trattamento della malaria. La sua azione antiparassitaria ha salvato milioni di vite e ha reso la pianta fondamentale nella storia della medicina.
  • La rauwolfia (Rauvolfia serpentina) è una pianta medicinale tradizionale dell’Asia che produce reserpina, un alcaloide utilizzato per anni nella cura dell’ipertensione e dei disturbi psichiatrici. Questo composto agisce sul sistema nervoso, riducendo la pressione sanguigna e calmando l’attività cerebrale.

Il potenziale futuro degli alcaloidi della cannabis nella ricerca

La ricerca sugli alcaloidi della cannabis è ancora in una fase iniziale, ma le prospettive future sono promettenti. Sebbene i cannabinoidi come il THC e il CBD abbiano dominato gli studi, gli alcaloidi presenti nella pianta potrebbero rivelarsi composti con un enorme potenziale terapeutico

L’esplorazione di questi composti potrebbe portare a nuove scoperte, in particolare per trattamenti legati alla gestione del dolore, delle infiammazioni croniche e del benessere mentale. Inoltre, la loro azione antiossidante potrebbe rivelarsi un alleato importante nella prevenzione dei danni cellulari e nel contrasto all’invecchiamento precoce. 

Con l’evolversi delle tecniche di ricerca e l’aumento dell’interesse per il potenziale terapeutico della cannabis, è probabile che gli alcaloidi della pianta vengano studiati più a fondo, aprendo la strada a nuove opportunità terapeutiche e a approcci innovativi nella medicina naturale e farmacologica.

Conclusione

Mentre la ricerca sugli alcaloidi della cannabis sta appena iniziando a svelare il suo enorme potenziale terapeutico, chi cerca un supporto naturale per il benessere quotidiano può già avvalersi dei benefici del CBD. 

Tra i prodotti più apprezzati per la sua qualità e purezza, Maria CBD Oil al CBD rappresenta una scelta eccellente. Grazie alla sua formula 100% naturale, questo olio è ideale per chi desidera alleviare lo stress, migliorare il sonno, gestire l’infiammazione o promuovere il rilassamento senza gli effetti psicoattivi del THC. 

Con una provenienza affidabile e processi di estrazione sicuri, Maria CBD Oil è una scelta perfetta per chi vuole integrare il CBD nella propria routine quotidiana, beneficiando delle sue proprietà calmanti e terapeutiche in modo semplice e naturale.

Sono CEO di Nextre Digital e Nextre Srl, web agency attive nello sviluppo e nel digital marketing. Da anni aiuto gli imprenditori a far crescere il loro business.

Ho deciso di aprire Maria CBD Oil, un eCommerce dedicato ai prodotti al CBD, un settore che mi appassiona profondamente per le sue potenzialità innovative e per l’impatto positivo che queste soluzioni naturali possono avere sul benessere delle persone.

Articoli Correlati